Territorio e ambiente nella cartografia storica

(fonte: Piano Strutturale del Comune di Vecchiano – Relazione Quadro conoscitivo
A.A. Arch. G. Maffei Cardellini, Arch. A. Montemagni, Arch. D. Pecchioli)

Era un territorio di confine, segnato dalla presenza del Lago di Massaciuccoli e dalle aree palustri, dalla grande macchia boscata costiera, dalle colline, dalla pianura coltivata e insediata.

Confine politico, in quanto si incontravano Granducato di Toscana e Stato di Lucca, ma anche fisico, con ambienti ricchi di opportunità per la collettività (caccia, pesca, legname, materiali da costruzione, pascoli con diritti collettivi) ma non facili, quali la macchia boscata con lame e acquitrini e il padule e il lago. Una bella carta topografica settecentesca illustra questi caratteri e ha la particolarità di rappresentare sorprendentemente tutto il territorio come è oggi individuato amministrativamente, pur non essendo all’epoca costituito il Comune, che sarà istituito nel 1810, durante il periodo napoleonico. Nella carta anzi sono chiamati comuni i diversi nuclei urbani nei quali oggi si articola il sistema insediativo (Vecchiano, Nodica, Filettole, Avane), con l’unica variante di Malaventre, in quanto solo recentemente si è sviluppato il centro di Migliarino.
Dunque il limite meridionale del sistema è il Serchio, che ha lo stesso valore del confine di Stato a nord, ora coincidente con quello fra provincia di Pisa e Lucca. Limiti fisici e amministrativi hanno la stessa importanza nella carta. Sulla costa è riportata la grande macchia boscata nell’assetto precedente alle sistemazioni ottocentesche introdotte dai Salviati con la consulenza del forestale Keller.

Il lago è disegnato per la parte compresa nei confini pisani ed è seguito dal padule di Valdistrat, che aveva preso il nome dall’olandese che aveva cercato di bonificarlo con i mulini a vento (di uno resta nella pianura parte dell’ossatura muraria).

storia1

Tavola 1: Pianta settecentesca del territorio del comune di Vecchiano, tratta dall’Archivio di Stato di Firenze (R. Rendite 63).

La carta rappresenta una chiara sintesi della struttura territoriale e dei caratteri ambientali che permangono anche dopo le trasformazioni otto-novecentesche.

Ancora fino a metà del settecento l’area palustre era di proprietà medicea, inserita nella Fattoria di Vecchiano, che era costituita, oltre ai circa 600 ettari di paludi, da 300 ettari suddivisi in vari appezzamenti di terreno, in pianura e in collina.

storia2Pianta della Fattoria medicea di Vecchiano in un disegno, con orientamento verso sud, realizzato nel 1692 da Michele Gori

storia3Pianta della Fattoria di Vecchiano, disegnata da Giovanni Caluri e Gian Domenico Riccetti nel 1802, quando la proprietà era diventata dei Salviati

Al di sotto dei terreni umidi, dopo una striscia di prati che segnavano il passaggio verso l’asciutto, cominciava la campagna coltivata e strutturata dal sistema dei percorsi, che si innervavano per tutto il territorio, con andamento sinuoso, come ancora oggi è possibile riscontrare. Lungo le viabilità e attorno ai caposaldi generatori dei vari insediamenti, chiese, pievi e ville,centri della produzione agricola, si concentrano gli edifici che formavano quelle che oggi sono diventate le città di Vecchiano.
Si intuisce il processo di formazione del tessuto edificato, basato su larghe trame irregolari, corrispondenti all’andamento delle vie poderali, lungo le quali si collocano gli edifici strettamente collegati alla vita agraria e organizzati per la gestione dei prodotti della campagna, con aie comuni a più famiglie, che in seguito formeranno quei vuoti interni che saranno in parte edificati per la crescita più recente.

Infine, ultimo elemento strutturale importante sono le colline, però solo accennate nella pianta settecentesca che stavamo descrivendo. Per avere una più precisa informazione delle stesse possiamo riferirci ad altre due carte settecentesche. La prima riporta le caratteristiche dei monti di Avane, la seconda quelli di Filettole.

Con monti di Avane, così chiamati anche in cartografie ottocentesche, si identifica tutto il complesso di rilievi che dal Serchio giungono fino al taglio di Pietrapalude, dove ora passa l’autostrada Firenze-mare, con i monti Spazzavento, Bruceto, Bastione. Nella carta sono individuate le parti coltivate ad olivo, più prossime ai borghi di Avane e Vecchiano (San Frediano), per cui rappresentavano unʼestensione collinare delle coltivazioni di pianura.

Gli ulivi erano prevalentemente a boschetto, in colture non promiscue con i seminativi. Complessivamente all’epoca coprivano poco meno del 20% del territorio collinare (796 stiora su 4500 circa). Il resto era costituito da macchia (selva di Lello, selvette) da castagneti, da incolti e da terreni per pasture.

storia4Pianta dei monti della Comunità di Avane, disegnata nel 1761 da Giuseppe Forasassi.

storia5Pianta dei Beni incolti della Comunità di Filettole, disegnata nel 1764 da Giovanni Piazzini.

Passando al secolo successivo, cambiano le carte che diventano ora scientifiche, in quanto si basano su rilievi geometrici del terreno, che furono sviluppati per realizzare il catasto leopoldino, ma non cambia sostanzialmente il territorio.
Nella carta tratta dall’atlante topografico di Migliarino, dove sono più attentamente illustrate le caratteristiche delle proprietà Salviati, si coglie bene la continuità con l’assetto settecentesco. Anche se i tentativi e i progetti di asciugare le zone umide per trasformarle in coltivabili sono continuati.

In una carta del 1843 è riportato uno di questi progetti, che si basava sulla deviazione del Serchio e la realizzazione di un complesso sistema di canali di colmata per rialzare i terreni ed eliminare il ristagno delle acque nel padule di Massaciuccoli. Come è noto, solo le bonifiche novecentesche con l’ausilio delle idrovore riusciranno ad eliminare l’acqua.

I borghi proseguono nella loro lenta crescita secondo le caratteristiche descritte in precedenza. L’argine del Serchio è disegnato con un peso tale da qualificarsi come un elemento importante dell’ assetto territoriale. L’osservazione soprattutto della carta di Celeste Mirandoli del 1850 rende chiaro, meglio delle parole, lo stato del territorio fino alla prima metà dell’ottocento.

La prima trasformazione importante avviene dopo la metà dell’ottocento con la nuova sistemazione della tenuta Salviati, suddivisa in rettangoli che corrispondono ad un nuovo assetto, l’inserimento della pineta e con la realizzazione della villa padronale.

Seguiranno poi le trasformazioni novecentesche che hanno portato all’assetto territoriale attuale.

storia6Pianta ottocentesca estratta dall’Atlante topografico di Migliarino, foglio 8, disegnata da Francesco Borghero.

Comments are closed.